Il suo nome, secondo alcuni, deriva da Mons Albus, con riferimento ai monti imbiancati di neve. Secondo altri, invece proviene dall’arabo al-bana, cioè “luogo eccellente”. Studi più recenti ne fanno derivare il nome da Sesto Nonio Albano, latifondista romano, cittadino di Tindari, che sarebbe l’eroe eponimo della cittadina. Il nome del fiume Elicona, invece, viene dal greco elikon, cioè tortuoso. I visitatori camminano in un dedalo di viuzze, dove il tempo sembra essersi fermato. Sono circa cinquanta le casette del centro storco, ognuna di varie dimensioni e di diversa tipologia, che sono state restaurate, nel rispetto dell’architettura originaria.
Cosa fare e cosa mangiare
Tra le attività che è possibile fare, ci sono passeggiate a piedi o a cavallo, alla scoperta di deliziosi paesaggi. Da non perdere le rocche dell’Argimusco, i curiosi capanni pastorali detti cùbburi, i mulini ad acqua, i dolmen, il bosco di Malabotta. Tra i musei, ci sono il Museo Fotografico Eugenio Belfiore, il Museo delle Armi Bianche e il Museo degli Strumenti Musicali. La cittadina è caratterizzata dalla presenza, nella parte antica dell’abitato, di un antico castello che fu residenza estiva di re Federico III di Sicilia. Anche solo camminare per le viuzze e osservare il borgo è un’esperienza straordinaria.
La tradizione enogastronomica è legata al mondo contadino e pastorale. È una cucina semplice e genuina, ricca di profumi: da provare pasta e fagioli, fave a maccu e maccheroni. A dare un tocco speciale alle preparazioni sono il finocchietto selvatico e la scurcilla, la cotica di maiale, nella pasta e fagioli, oppure u sutta e suvra (lardo e carne) e ricotta al forno grattugiata nei maccheroni al sugo di maiale.
Tra i prodotti tipici, ci sono la ricotta (fresca, salata e infornata), i formaggi e le provole, i salumi. I dolci a base di nocciole arricchiscono pranzi e cene, così come i biscotti con i semi di anice, tipici del periodo pasquale.
Comentarios