La vacanza di Piero in Sicilia
- alverioleone
- 21 dic 2024
- Tempo di lettura: 2 min
Avevo bisogno di una pausa. Dopo mesi di lavoro, stress e notifiche continue, sentivo che stavo perdendo il contatto con me stesso. Avevo bisogno di staccare davvero. Così ho scelto la Sicilia. Non sapevo molto, solo che cercavo il mare, il sole e un ritmo diverso. Quello che ho trovato è stato molto di più.
Sono atterrato a Catania in un caldo pomeriggio di settembre. L’aria era densa di profumi: agrumi, salsedine, pietra lavica scaldata dal sole. Ho preso un’auto a noleggio e sono partito verso Ortigia, la piccola isola nel cuore di Siracusa. Un labirinto di vicoli, palazzi barocchi, piazzette dove la vita scorre lenta. La sera mi sono seduto in un ristorantino vista mare, con un piatto di pesce fresco e un calice di vino bianco locale. Per la prima volta dopo tanto tempo, mi sono sentito davvero presente.
Da lì ho proseguito per Noto, la capitale del barocco. Ogni edificio sembrava scolpito dalla luce. Ho alloggiato in una dimora storica gestita da una coppia del posto: lui coltivava mandorli, lei preparava ogni mattina torte e marmellate con la frutta del loro orto. Parlavamo a colazione, senza fretta. Mi raccontavano della loro vita, dei cambiamenti del clima, delle feste di paese. Ascoltarli era come leggere un romanzo vero.
Il viaggio è proseguito verso sud, tra spiagge dorate e campi coltivati. A Marzamemi, un vecchio borgo di pescatori, ho trovato la pace. Ho affittato una bicicletta e mi sono perso tra i sentieri della Riserva di Vendicari, ho fatto il bagno in acque cristalline e ho mangiato pane cunzato guardando il tramonto. Una sera sono uscito in barca con un pescatore che ho conosciuto lì, Salvatore. Abbiamo parlato tutta la notte, tra stelle e silenzi. Quelle sono le conversazioni che ti restano addosso.
Ma la parte più autentica della mia vacanza è stata nell’entroterra. Sono salito verso le colline dei Monti Iblei, dove la Sicilia è più silenziosa e profonda. Ho soggiornato in un agriturismo circondato da ulivi. Il proprietario, Giovanni, mi ha invitato a partecipare alla raccolta delle olive. Non avevo mai fatto qualcosa del genere. È stato faticoso, ma liberatorio. Alla fine del lavoro ci siamo seduti tutti a tavola, sotto un pergolato, e abbiamo mangiato pane, formaggio e vino rosso. Niente di elaborato, ma tutto vero.
Sono tornato a casa con la pelle un po’ più scura, il cuore più leggero e una lezione semplice: la bellezza sta nella lentezza. In Sicilia ho imparato a guardare, ad ascoltare, a gustare. Ho riscoperto il valore del tempo e delle relazioni. Non servono resort o itinerari serrati: basta lasciarsi andare e permettere all’isola di mostrarti il suo ritmo. E credetemi, quel ritmo ti resta dentro, anche quando torni alla vita di tutti i giorni.
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